Potremmo trovarci dinanzi a sistematici reati di Tortura?
di Avv. Michela Nacca
Non possiamo non chiederci se la cd "cura" della Pas o Alienazione Parentale (o del "conflitto di lealta'" o "simbiosi materna" o "sindrome della madre malevola"
che dir si voglia) - da circa 20 anni applicata dai Tribunali per i
Minori e Tribunali ordinari italiani nonche' Corti di Appello a migliaia
di minori ed ex minori italiani ai fini del "riallineamento" con
genitori rifiutati, spesso padri violenti o abusanti - possa costituire un caso sistematico di tortura, prevista come reato dalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani odegradanti, adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU a New York il 10 dicembre 1984: una convenzione ratificata dall'Italia e che si applica ad ogni persona
senza distinzioni e discriminazioni, dunque anche ai minori!
Ma cosa e' la tortura per la Convenzione sopra indicata?
Si informa che tutti i diritti su quanto scritto nei nostri articoli sono riservati, se utilizzati deve essere riportata la fonte, il link e l'autore - trasgressioni saranno perseguite © 2021
L'art. 1 della Convenzione indicata recita:
«Qualsiasi atto mediante il quale viene intenzionalmente inflitto, ad
una persona, un dolore o una sofferenza acuta, fisica o mentale, al fine
di ottenere, da lui o da una terza persona, informazioni o una
confessione, per punirlo per un atto che lui o una terza persona hanno
commesso o sono sospettati di aver commesso. Inoltre quando una persona
venga intimidita o soggetta a pressioni, per sé o per una terza persona,
per qualsiasi altro motivo basato su qualsiasi forma di discriminazione
di qualsiasi tipo, quando tale dolore o sofferenza è inflitto da un
pubblico ufficiale o da qualsiasi altra persona che agisce a titolo
ufficiale o su sua richiesta o con il suo consenso esplicito o
implicito. Questo termine non si estende al dolore o alla sofferenza
derivanti esclusivamente da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni
o da esse causate.»
Tuttavia tale definizione va completata con quella offerta all'art. 3 :
"....un insieme di violazioni sistematiche, gravi, flagranti o massicce, dei diritti dell'uomo" che giustifica, in questi casi, anche la richiesta di asilo in altro Stato cosi come previsto dall'art. 3 primo comma della indicata Convenzione!
L'art. 2 impone agli Stati Parte di adottare misure che impediscano la tortura stabilendo che :
" Ogni Stato Parte prende provvedimenti legislativi, amministrativi, giudiziari ed altri provvedimenti efficaci per impedire che atti di tortura siano compiuti in un territoriosotto la sua giurisdizione.
Nessuna circostanza eccezionale, qualunque essa sia, si tratti di stato di guerra o diminaccia di guerra, d'instabilità politica interna o di qualsiasi altro stato eccezionale,può essere invocata in giustificazione della tortura.3. L'ordine di un superiore o di un'autorità pubblica non può essere invocato ingiustificazione della tortura
Gli
Stati Parte sono obbligati non solo a perseguire i reati di tortura ma
anche a monitorare e prevenire affinche' essi non avvengano in qualsiasi ambito istituzionale!
"LA TORTURA -dunque - AVVIENE ATTRAVERSO VIOLAZIONI SISTEMATICHE, GRAVI , FLAGRANTI O MASSICCE DEI DIRITTI DELL'UOMO", trattamenti crudeli, inumani o degradanti attuati da istituzioni, pubblici ufficiali o esercenti pubblico servizio.
Tale definizione e' applicabile alla "cura" prescritta da Gardner contro la "alienazione parentale" da cui sarebbero affetti dei bambini ritenuti "alienati" o "alienanti" a causa di madri manipolatrici ?
E se si: essa e' stata applicata in Italia? e, se si, per quanto tempo e per quali casi?
In primis dobbiamo chiederci dunque in cosa consista questa cd "cura".
Vediamo nel seguente schema la "cura" che viene applicata ai bambini considerati da CTU "alienanti" o "alienati" (a seconda delle diverse versioni) pubblicato in Magro T., Pingitore M., 2017, Il sistema relazionale disfunzionale dell'Alienazione Genitoriale, in Casale A.M., Lembo M.S., De Pasquali P. (a cura di), Consulenza psichiatrica e psicologica nel processo civile, Maggiolihttps://psicologiagiuridica.marcopingitore.it/misure-di-protezione-contro-lalienazione-genitoriale/2016/06/30/
Gardner definiva la sua "cura della minaccia"(1): il bambino ritenuto affetto da Pas, o alienazione parentale, a seconda della gravita' della ritenuta alienazione parentale, a suo parere dovrebbe venire dapprima minacciato di provocare sanzioni a danno della madre, disposte dal Giudice su richiesta dell'esperto forense e del genitore rifiutato, la "threath therapy" come Gardner la chiamava, poi - in caso di non rispondenza del bambino alle minacce - dovrebbe venire sottoposto ad ablazione ossia allontanato drasticamente nonche' permanentemente e anche contro la sua volonta' - quindi con l'uso della forza - dal genitore di riferimento, per essere dunque affidatoin via esclusiva al genitore rifiutato (di cui il minore dice di aver paura o di cui dice di essere stato maltrattato o persino abusato).
Se in USA non sono previsti periodi di internamento in case famiglia ma corsi di riallineamento estremamente costosi che variano da pochi giorni a diverse settimane, viceversa in Italia e' stato previsto - in aggiunta - un periodo di istituzionalizzatione del minore affetto da Pas/Pa in case famiglia o centri educativi pagati dallo Stato, a suon di 200 euro al giorno in media: un internamento di durata che va dai 5 o 6 mesi o alcuni anni -come i fatti ci hanno dimostrato - a seconda della resistenza del bambino, durante i quali per lungo tempo viene impedito ogni contatto con la madre - genitore di riferimento - per agevolare il riallineamento paterno, per poi passare per lungo tempo ad incontri protettifino a quando anche la madre non sara' divenuta "resiliente".
La ablazione preventiva avviene con le FFOO e non raramente verrebbe usata la forza, stante il comprensibile rifiuto del minore a partecipare al distacco dal suo genitore di riferimento: cosi come molti video inequivocabili, diffusi da giornalisti in tutto il mondo testimoniano. Cosi come raccontato da ex minori, che sono stati presi di notte, nella loro casa, scardinando la porta di ingresso.
Cosa accade durante i periodi di istituzionalizzazione ai minori, in cosa consistono i percorsi di reset psicologico a cui sono sottoposti?
Tutto cio' rimane avvolto nel mistero: e gia' questa mancata trasparenza non depone certo a favore delle esigenze di tutela del minore e neppure ci rassicura riguardo la verifica - che andrebbe fatta...se viene fatta -da parte del Ministero della Salute.
Ministero che infatti ad oggi non risponde alle richieste di chiarimento.
Tanto piu' che non raramente gli effetti riscontrati sui bambini sottoposti al cd Reset rappresentano dei veri e propri disturbi post traumatici, piu' o meno gravi a seconda della durata dell'internamento/distacco materno e probailmente anche delle caratteristiche del Reset subito: confrontandoci con centinaia di madri abbiamo constatato che nei minori si sono manifestate regressioni del comportamento, enuresi, ansia, depressione, autolesionismo, disturbi ossessivo-compulsivi, fino alla manifestazione di psicosi e disturbi comportamentali di aggressivita'. Non escluso lo strutturarsi del rifiuto permanente materno.
La psichiatria ufficiale del resto ci dice che tra i fattori di rischio dei disturbi psicotici c'è appunto l'istituzionalizzazione in epoca infantile-adolescenziale (Pancheri P, Caredda M (2002), Epidemiologia e fattori di rischio della schizofrenia, in Cassano GB, PancheriP, Trattato italiano di psichiatria, seconda edizione, pag. 1522. Masson Editore).;
Mentre in Italia non risultano studi scientifici controllati e verificati sul tipo di Reset applicato e sugli esiti, all'estero ve ne sono in quantita'.
Mi limito a citare lo studio di Stephanie Dallam e Joyanna L. Silberg pubblicato nell' ottobre 2016 ed intitolato Recommended treatments for "parental alienation syndrome" (PAS) may cause children foreseeable and lasting psychological harm https://doi.org/10.1080/15379418.2016.1219974 v. in https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/15379418.2016.1219974
Quali gli effetti?
Deterioramento mentale, Ansia, depressione, elementi dissociatiivi, PTDS (disturbo post traumatico da stress), autolesionismo, propositi suicidiari, il 33% dei bambini ha tentato il suicidio, ripetuti tentativi di fuga, ricoveri in ospedali psichiatrici, inferiori possibilità di essere visitati e curati, sentimenti di tradimento da parte delle autorità.
La Parental Alienation (o in qualsiasi modo vorrannoridenominarla...anche piripacchio ) e' ' o non e' una violazione dei diritti umani?
E' o non e' una tortura ?
Ci trofviamo o no in una emergenza sanitaria?
1) estratto da Family Therapy of the Moderate Type of Parental Alienation Syndrome (tradotto in https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/01/27/la-terapia-della-minaccia/
Before embarking on the treatment, the therapist must have a clear idea regarding exactly what the nature of the court's support will be. All of the possible sanctions should be spelled out clearly in a court order. As the court's impartial therapist, direct communication with the judge is possible in order to clarify this issue. Such therapists must know exactly what threats they can use to lend support to their suggestions, instructions, and even manipulations, I have no hesitation using the word threats. Life is filled with threats. If one doesn't pay one's household bills, services are discontinued. If one repeatedly does not show up for work, one ultimately gets fired. Without threats there would be no organized civilized society. And traditional therapy has its threats; for example, "If you don't pay your bills, I'm going to seriously consider discontinuing treatment," and "If you don't cooperate with regard to taking the medication I'm prescribing, I don't think I can be of help to you." It is in the treatment of PAS families that threats are crucial. Empty threats are not only a waste of time but also compromise the treatment. Threats that have little if any possibility of implementation provide the therapist with a reputation of being weak and impotent and significantly compromise the likelihood that the treatment will be effective. In order for the threats to have clout, the therapist must be court ordered. Otherwise, the therapist's threats are going to be meaningless.
....
Gardner: What would you do if the judge said that if you don't
see your father for a full weekend, he'll stop your mother's money for
that week?
Sally: I wouldn't see him. I'd get a job and give her all the money I have.
Gardner: Suppose he said that if you don't see him, he'll stop your
mother's money forever. She'd have no money. What would you do?
Sally: All of us (Sally and her two brothers) would get jobs.
Gardner: Suppose the judge said that if you don't see your father
for a full weekend, he'll put your mother in jail for that weekend?
Sally: My mother said she'd go to jail for me if I was that uncomfortable with him and didn't want to go.
Gardner: Suppose the judge said, "I'll keep her in jail unless you go and I'll keep her in jail until you go."
Sally: I guess I'd go!
...
The highest level threat is jail... Although I have repeatedly recommended such a ruling or rulings to courts, I have thus far not been successful in convincing judges that this is the only "treatment" that is likely to work. One could start with house arrest, in which the alienator would be put to jail if discovered out of the home during a prescribed period, such as the time frame of the court-ordered weekend visitation. If this does not prove efficacious, then the next step would be the more traditional house arrest, in which there is random telephone monitoring by the police and an electronic ankle band that communicates with the local police station. The next step is more formal incarceration in the local jail. Usually short periods suffice to help the alienating parent "remember" to produce the children at the assigned times.
"Prima di intraprendere il trattamento, il terapeuta deve avere una chiara idea in merito alla natura del supporto che riceverà dal Tribunale. Tutte le eventuali sanzioni dovrebbero essere imposte da un ordine del Giudice. Un terapeuta scelto dal tribunale può comunicare direttamente con il Giudice al fine di chiarire la questione. I terapeuti devono sapere esattamente quali minacce possono utilizzare per dare forza ai loro suggerimenti, alle istruzioni e anche alle manipolazioni. Non ho alcuna esitazione nel pronunciare la parola minacce. La vita è piena di minacce. Se una persona non paga le utenze domestiche, i servizi sono sospesi. Se più volte non si presenta al lavoro, alla fine viene licenziato. Senza minacce non ci sarebbe nessuna società civile organizzata. Anche la terapia tradizionale ha le sue minacce, per esempio: 'Se non pagate le sedute, ho intenzione di prendere seriamente in considerazione la sospensione del trattamento' oppure 'Se non collabori per quanto riguarda l'assunzione del farmaco che ho prescritto, non credo di poterti essere d'aiuto'. Nel trattamento delle famiglie con PAS le minacce sono cruciali. Minacciare invano sarebbe non solo una perdita di tempo, ma comprometterebbe il trattamento. Minacce che hanno poca o nessuna possibilità di attuazione, danno del terapeuta una immagine di soggetto debole e impotente e compromettono significativamente l'efficacia del trattamento. Affinché le minacce abbiano il giusto peso, il giudice deve mettere in pratica ciò che il terapeuta ordina. In caso contrario, le minacce del terapeuta non hanno significato.
...
Gardner: Cosa faresti se il giudice ti dicesse che se non vedi tuo
padre per un intero weekend, non darà soldi a tua madre per quella
settimana?
Sally: Non vorrei vederlo. Mi piacerebbe avere un lavoro e darle tutti i soldi che ho.
Gardner: Supponiamo che dica che se non lo vedi, non darà più soldi a
tua madre per sempre. Non avrà mai più del denaro. Che cosa faresti?
Sally: Tutti noi (Sally e i suoi due fratelli) cercheremmo lavoro.
Gardner: Supponiamo che il giudice dica che se non vedi tuo padre per un
intero weekend, lui metterà tua madre in prigione per quel weekend?
Sally: Mia madre ha detto che sarebbe andata in galera per me se io sono a disagio e non voglio andare.
Gardner: Supponiamo che il giudice dica: "Io la tengo in carcere a meno che non andiate e ce la tengo finché non ci vai."
Sally: Penso che andrei!
....
La minaccia più alto livello è la prigione... Sebbene io abbia più volte consigliato i Giudici ad emettere ordini in tal senso, finora non sono riuscito a convincerli
che questo è l'unico "trattamento" che ha qualche probabilità di
successo. Si potrebbe cominciare con gli arresti domiciliari, precisando
che l'alienante finirebbe subito in prigione se scoperto fuori casa
durante un periodo determinato, ad esempio quel fine settimana in cui il
giudice ha previsto le visite del minore. Se questa soluzione non si
dimostra efficace, allora il passo successivo potrebbe essere un genere
più tradizionale di arresti domiciliari, in cui vi è il monitoraggio da
parte della polizia e l'uso di una cavigliera elettronica che comunica
con la stazione di polizia locale. Il passo successivo è
l'incarcerazione più formale nella prigione locale. Di solito brevi
periodi sono sufficienti per aiutare il genitore alienante a
"ricordarsi" di consegnare i bambini quando è stabilito che lo faccia".
"